Una new wave rurale: perchè sempre più giovani salentini tornano all'agricoltura

Alla scoperta di un nuovo movimento rurale salentino

Nel Salento sono sempre più i giovani che decidono di dedicarsi all'agricoltura, tornando a riabitare le campagne lasciate in uno stato di quasi abbandono per alcuni decenni.

Da dove nasce questo movimento e su quali valori si fonda? Vediamolo insieme

1-  SALENTO: UNA TERRA DA SALVARE

2 - UN'ALTRA AGRICOLTURA E' POSSIBILE

3 - NEL PASSATO UNA CHIAVE PER IL FUTURO

4 - RIGENERARE E RICOSTRUIRE

 

 

1- Salento: una terra da salvare

Il Salento racchiude una grande storia contadina. Molti la chiamano vocazione, perchè il Salento è un territorio fertile, ricco di biodiversità nonostante la quasi totale assenza di acque superficiali, quasi sempre assolato e immerso in quel bacino Mediterraneo che assicura un clima temperato e favorevole allo sviluppo di flora e fauna.

Sponda orientale d'Italia, nel mondo antico è stato crocevia di popoli che qui hanno portato, con le loro culture, anche tante colture: semi, piante e sistemi produttivi che con il tempo hanno formato e trasformato il paesaggio rurale. Il Salento è stato, fin da tempi antichi, sfruttato principalmente per la produzione di olio. L'olivicoltura ha segnato la storia locale, imponendosi come coltura preponderante, manifestando tratti tipici di una monocoltura. La storia recente ha segnato però un brusco cambiamento nell'assetto rurale. Già negli anni '50 - '60, gli incentivi piovuti sul territorio per espiantare colture tradizionali come il vigneto, acuirono la predominanza dell'olivo. Poi arrivò il tabacco che, con la sua diffusione a macchia d'olio, condizionò fortemente il paesaggio e le produzioni, indirizzandole ancora di più verso un modello intensivo. Quella che fu forse la prima e vera industrializzazione dell'agricoltura salentina, portò ad uno sfruttamento molto pesante delle campagne, aprendo anche la strada ad un uso massiccio di prodotti chimici, consolidandone l'utilizzo nelle pratiche agricole, abitudine con cui ancora si fanno i conti. La fine dell'epopea del tabacco negli anni '80-'90 poi, sferrò un duro colpo all'economia agricola locale: le campagne - oramai impoverite dal punto di vista della biodiversità e della fertilità -  vennero abbandonate in massa dai giovani, che preferirono riversarsi nei centri urbani e cercare lavoro in settori ritenuti più sicuri e più stabili.

Negli ultimi anni, un altro grande fenomeno ha modificato radicalemente e ancora più incisivamente il paesaggio rurale: il Co.Di.R.O. o Complesso del Disseccamento Rapido dell'Olivo, che vede come concausa la diffusione del batterio Xylella, ha stravolto le campagne del Salento, quasi annientando una coltura millenaria, quella dell'olivo, che rappresentava anche una forte connotazione paesaggistica e identitaria.

 

2 - Un'altra agricoltura è possibile

In questo scenario di abbandono delle campagne, stanno però emergendo delle realtà innovative non solo per l'età anagrafica che le caratterizza, ma anche e soprattutto perchè guardano alla terra e alla dimensione rurale come un luogo in cui ricostruire una nuova identità, riconoscendo gli errori commessi in passato, come l'uso indiscriminato di pesticidi o la diffusione totalizzante della monocoltura e tentando di affrancarsene. Una new wave rurale che sta modificando dal basso la nostra concezione di agricoltura, di produzione di cibo e di cura del territorio.

L'identikit è quello di giovani nati nel Salento a cavallo di due generaizoni, tra i 20 e i 40 anni e con una forte componente femminile, che molto spesso hanno studiato fuori o hanno fatto esperienze internazionali, decidendo ad un certo punto di ritornare alla loro terra di origine per costruire qualcosa di inedito. Ma non solo. Ci sono anche giovani che hanno scelto fin da subito la strada della "restanza" e, con grande energia, stanno costruendo un contesto più favorevole e accogliente per sè stessi e per i propri valori.

Un movimento eterogeneo, dunque, ma con alcuni punti in comune: prima di tutto il rifiuto di una concezione dell'agricoltura come settore "minore", destinato a chi non ha saputo intraprendere altre strade. Poi la forte connotazione di sostenibilità insita nelle produzioni, in contrapposizione con la vecchia scuola, quella delle aziende storiche, immobile di fronte ai cambiamenti globali e alla necessità di ridurre drasticamente le fonti inquinanti. Last but not least, la forte convinzione che sia necessaria una riconversione in un'ottica rigenerativa, perchè l'agricoltura non debba solo sottrarre sostanze nutritive al terreno, ma anche permettere di preservarne la fertilità.

 

3 - Nel passato una chiave per il futuro

Idee e concezioni non del tutto avulse dal territorio e dalla sua storia. Se guardiamo infatti al periodo storico precendete la cosiddetta Rivoluzione Verde - che ha generato meccanizzazione, standardizzazione dei semi e delle varietà coltivate, sviluppo di colture fortemente dipendenti da input chimici e idrici - l'agricoltura aveva molti punti in comune con quello che oggi possiamo definire un nuovo movimento agricolo. Sebbene socialmente connotata da situazioni di subalternità e povertà, la civiltà contadina aveva saputo partorire un sistema agricolo permanente, ovvero un "sistema agricolo che si può sostenere per un tempo illimitato" perchè capace di autorigenerarsi, esattamente in linea con i principi della moderna Permacultura.

 

4 - Rigenerare e ricostruire

Parola d'ordine rigenerare dunque, ma anche recuperare: non solo rivedere le antiche conoscenze miglirandole e riattualizzandole, ma anche salvare antiche varietà orticole e frutticole, un tempo molto diffuse e oggi ridotte ad una marginalità estrema, se non addirittura scomparse. Salento Km0, nell'ultimo decennio, ha mappato e raccontato queste realtà costruendo un circuito alternativo alla grande distribuzione, promuovendo un'agricoltura agroecologica che fà della biodiversità salentina la punta di diamante della sua offerta e lavora sul recupero di varietà antiche, talvolta rinvenendo cultivar scomparse dal mercato da decenni. Questi produttori offrono ogni giorno un paniere biodiverso e promuovono anche progetti di inclusione sociale e di recupero di terreni abbandonati.

Rigenerazione e recupero quindi come chiavi di volta in grado di rappresentare l'anima duale di un nuovo modello aglicolo capace di far convivere due cuori e che, con tenacia e pazienza, sta cambiando dal basso la nostra concezione di ruralità e, in alcuni casi, la vita stessa dei piccoli borghi destinati altrimenti ad una morte lenta per spopolamento.

In questo quadro, il ruolo della società civile è fondamentale, per determinare il rafforzamento di questi nuclei, scegliendo di camminarci affianco, acquistando i loro prodotti, dando linfa a giovani fiori che, se accompagnati e sostenuti, daranno vita a numerosi frutti.

 

Francesca Casaluci

 

Photo by Gayatri Malhotra and Eddie Kopp on Unsplash