Insapiens - Ambientalisti con l'hamburger in mano

"Tutti vogliono tornare alla natura, ma nessuno ci vuole andare a piedi". Questa frase umoristica di A. J. Wollensky, svela una triste realtà: il dibattito sui temi ambientali è ampio ma, spesso, l'adesione della maggior parte delle persone a tali istanze è formale e superficiale e, purtroppo, anche poco efficace. Un esempio su tutti è il tema del riscaldamento globlale. Desta preoccupazione, nella maggior parte delle persone, addirittura allarme in altre, ma pochi sono disposti a modificare realmente il loro stile di vita per evitare scenari quasi apocalittici, purtroppo non lontani. Se pensiamo che la prima causa mondiale di emissione di gas serra sono gli allevamenti intensivi di animali per la produzione di carne e derivati, ci accorgiamo forse di quanto l'"ambientalismo con l'hamburger in mano" purtroppo non ci salverà dalla catastrofe annunciata.

Abbiamo intervistato Danilo Zanni, ideatore e curatore della pagina Facebook "Insapiens - Ambientalisti con l'hamburger in mano". Non solo un progetto di informazione e divulgazione virtuale, ma anche un format che Danilo, grafico e designer, porta nelle scuole e in altri contesti, con il fine di informare e sensibilizzare sui temi ambientali, svelando i paradossi della nostra società.

F.C - Cos’è e come è nato il progetto “Insapiens ambientalisti con l’hamburger in mano”?

D.Z. - Due parole su di me: sono un quarantenne che vive in Valle d’Itria e che lavora nel mondo della grafica da più di 15 anni; nello specifico mi occupo di Branding e Logo Design.
Dal 2011 sono a tutti gli effetti uno “smartworker” e la maggior parte della mia clientela viene gestita attraverso siti internet e marketplaces digitali che collegano le richieste delle imprese con i servizi offerti da freelancers sparsi in tutto il globo nei più svariati settori. Uno dei vantaggi di lavorare da casa, quando si lavora da autonomo e in determinate condizioni, è quello di potersi gestire il tempo. Ovviamente ci sono pro e contro, ma la gestione del tempo è senza ombra di dubbio il grande vantaggio che mi ha dato l’opportunità di dedicarmi ad attività extra-lavorative e soprattutto di stimolare la curiosità e l’apprendimento attraverso la conoscenza di esperti divulgatori, la lettura di libri, la visione di film e documentari d’inchiesta e l’utilizzo di siti d’informazione affidabili.
Insapiens è un progetto personale a scopo divulgativo volto a sensibilizzare le comunità locali sulle problematiche ambientali e soprattutto su quelle correlate alla produzione e al consumo di cibo.
Viene focalizzata l’attenzione sullo smodato consumo di carne che la scienza ha ormai da tempo identificato come uno dei maggiori pericoli per la salute del pianeta; salute che è strettamente legata alla nostra e a quella degli altri esseri viventi. L’umanità, composta da 7 miliardi di individui, ogni anno macella più di 70 miliardi di animali che ha trasformato in prodotti seriali geneticamente modificati e che necessitano dell’80% di tutta l’agricoltura globale e di immense risorse naturali per essere nutriti. Parliamoci chiaro: le vecchie fattorie, in pochi decenni, sono state totalmente assorbite dall’industria della carne che ha trasformato l’intero pianeta in un gigantesco allevamento intensivo. Questo folle sistema, assolutamente antieconomico ed energivoro, in meno di 60 anni è diventato in molti casi la principale causa dei seguenti problemi che già ora siamo costretti a fronteggiare: global warming, antibiotico-resistenza, acidificazione degli oceani e dei mari, desertificazione, deforestazione, diffusione di virus patogeni, inquinamento delle acque, inquinamento dell'aria, inquinamento delle terre, scarsità idrica, sterminio della biodiversità.

Il progetto è la naturale prosecuzione di un evento denominato “Carnivori o Erbivori? Video e riflessioni su salute, ambiente ed etica” che organizzai nella mia città nel maggio del 2016. Insapiens invece è stato presentato al pubblico per la prima volta nel 2019 all’interno delle sale del Palazzo Ducale di Martina Franca con il pieno supporto dell’Assessorato all’Ambiente dello stesso comune.
Dopo tale data è stato portato in un paio di licei e per il futuro è prevista la realizzazione di un cineforum nel quale verranno proiettati gratuitamente 6 importanti film-documentari utili a stimolare il pensiero e la critica proprio sull’attuale crisi ecologica che stiamo attraversando.

FC - Il nome è chiaramente provocatorio. Qual è il suo significato?

Con la parola “Insapiens” ho voluto dare una connotazione negativa alla definizione della nostra specie che è appunto quella dei Sapiens e che oggi, considerando tutto quello che di orrendo infliggiamo alla natura, ha completamente smarrito la propria “saggezza” rispetto al passato. Il sottotitolo “Ambientalisti con l’hamburger in mano” è una bacchettata a molti dei sedicenti ambientalisti che, nonostante le evidenze scientifiche, continuano a considerare l’impatto delle scelte alimentari come marginali o di pochissima importanza sull’intero ecosistema.
Esattamente come il medico che fuma o la persona che ama gli animali mentre si ciba di carne, anche l’ambientalista che mangia l’hamburger è un perfetto esempio di dissonanza cognitiva che mette in evidenza ancora una volta quanto sia spesso in contrasto ciò che pensiamo o diciamo con quello che fisicamente facciamo. L’hamburger inoltre è il simbolo per eccellenza dell’industria della carne moderna, abilissima a cancellare dalla mente di ognuno di noi l’immagine dell’animale integro dal quale il prodotto commerciale finale proviene. Un prodotto globalizzato, un junk food pratico e veloce, un brand riconosciuto in tutto il mondo che grazie alle logiche del sottocosto porta con sé un’infinita serie di esternalità negative che prima o poi ricadono a valanga su tutto: ambiente, salute, economia, etc..
Sapere che hamburger e bistecche inquinano di più delle nostre auto dovrebbe farci mettere in discussione immediatamente il nostro rapporto con questo tipo di alimenti.

FC - Perché secondo te siamo diventati “Insapiens”?

Mangiamo toppo (e male), consumiamo troppo, accumuliamo troppo e sprechiamo troppo (soprattutto cibo, dato che ogni anno circa il 50% di quello prodotto a livello globale viene letteralmente gettato nella spazzatura).
Questo è un mix terribile di azioni quotidiane che rende il pianeta assetato, vulnerabile, instabile e a breve così poco ospitale da mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza.
Ma non è tutta colpa delle masse. L’efficace propaganda delle più potenti industrie del pianeta (farmaci, petrolio, tabacco, armi, moda, carne) plasma le società trasformando gli odierni consumatori che vivono in paesi ricchi e obesi in veri e propri predatori-autolesionisti che con i loro acquisti scellerati condannano prima le popolazioni più fragili del mondo alla povertà e alla fame e dopo se stessi e la loro prole. Un cane che si morde la coda, un circolo vizioso dal quale bisogna immediatamente uscire. Si può essere più Insapiens di così?

FC -  Qual è lo scopo del progetto?

In questo momento è davvero importante fornire alle persone informazioni aggiornate e scientificamente valide, filtrando l’infodemia, sbugiardando i negazionisti e gli speculatori. Bisogna portare al centro del dibattito solo dati e numeri raccolti da enti e fonti scientificamente accreditate. Il tutto deve essere fatto in pubblico, aprendo al dialogo, senza discriminazione in base al tipo di dieta e ripulendo il linguaggio tecnico affinché possa essere facilmente compreso da chiunque.

FC - Alla luce dei grandi sconvolgimenti globali, credi che ci sia una vera speranza di cambiamento? E come dovrebbe avvenire?

Per rispondere a questa domanda bisogna fare una doverosa premessa sui grandi sconvolgimenti globali in atto: il principale responsabile di questa pandemia, e di tante altre epidemie e pandemie del passato, è sempre lo stesso: l’agribusiness. Ma c’è di peggio: nello specifico della COVID19, 8 anni fa si era a conoscenza che sarebbe esplosa una potenziale pandemia proprio nei luoghi dove oggi è successo (wet market cinesi, che il mondo avrebbe dovuto chiudere già nel 2003 subito dopo l’epidemia da SARS derivante sempre da zoonosi ovvero malattia infettiva di animali trasmissibile agli esseri umani).
Nel 2012 si sapeva che l’Italia non sarebbe stata in grado di contrastare una qualunque pandemia da un punto di vista strutturale e sanitario. Siamo a conoscenza da sempre che epidemie, pandemie e l’incremento dell’antibiotico-resistenza sono i frutti marci del folle sfruttamento che esercitiamo sugli altri animali per i più svariati scopi. Quello che già si sapeva attraverso accurati studi, libri e papers scientifici che erano da tempo a disposizione di governi e istituzioni oggi si è puntualmente verificato.
Ma i politici cadono dal pero e a reti unificate comunicano alle famiglie impaurite e intrappolate in casa: “Chi se lo sarebbe mai aspettato!”.
Si continua vergognosamente a mentire; si sapeva tutto e non si è fatto nulla per controllare o meglio prevenire i disastri. Purtroppo questa è la politica che continuerà a sostenere l’industria della carne attraverso il denaro di contribuenti inconsapevoli confezionando finanziamenti e fondi PAC su richiesta invece di tassare i prodotti di derivazione animale per ridurre l’impatto ambientale e disincentivare il loro consumo. In una sola frase si tassa il latte di riso ma non la fiorentina. Con una politica del genere la speranza non esiste. Il vero cambiamento deve avvenire attraverso l’operato di ogni singolo individuo, dobbiamo smettere di sperare che qualcuno ci possa sempre risolvere i problemi dall’alto, si può iniziare ad agire all’interno delle nostre vite così da rendere virali i comportamenti virtuosi e rispettosi degli equilibri naturali.
Scegliere cosa acquistare controllando l’impulsività, andare oltre i loghi, gli slogan e le immagini, prediligere la filiera corta, aiutare le economie locali, mangiare meno ma meglio, focalizzare l’attenzione sulla qualità dei prodotti, sulla loro tracciabilità, sul loro effettivo impatto ambientale. Tutto questo sarà determinate per imporre un cambiamento anche alle industrie che pendono esclusivamente dalla nostra continua domanda di prodotti e che viene monitorata costantemente attraverso i dati che vengono raccolti sulle fidelity cards dei supermarkets o attraverso i cookie web; svelando tutto sulle nostre abitudini d’acquisto.
Ma per scegliere bene cosa comprare, e soprattutto cosa mangiare, dobbiamo sfondare l’enorme muro di menzogne costruito da spot promozionali e agenzie pubblicitarie senza scrupoli che abilmente ci separano quotidianamente dalla realtà. Per fare questo è doveroso informarsi adeguatamente, andare oltre i titoli ad effetto, indagare sulle fonti dalle quali provengono le notizie, leggere i libri di Safran Foer, seguire siti come VeggieChannel.com e Vegolosi.it, sostenere le investigazioni sotto copertura di associazioni come Essere Animali e Animal Equality (tra le prime a puntare i riflettori sull’industria della carne attraverso anni di duro lavoro e battaglie legali aventi l’unico scopo di rendere consapevoli le persone). Nell’epoca di internet possiamo osservare l’orrore che si cela negli allevamenti intensivi; un mondo tenuto volutamente nascosto e lontano dai nostri occhi per anni e che oggi finalmente possiamo vedere anche all’interno di programmi mainstream come “Sapiens”, “Indovina Chi Viene a Cena” e “Report”; tutti in onda su Rai3 e tutti rivedibili su RaiPlay (cosa che ovviamente suggerisco caldamente di fare). Concludo questa intervista con una serie di domande che rivolgo direttamente a chi ci sta leggendo:

Allora, cosa vogliamo fare?
Considerarci superiori alle altre specie o comprendere di essere solo una specie tra le tante?
Continuare ad allontanarci dalla natura o riconnetterci ad essa?
Dimenticare tutto in fretta o imparare dagli eventi che ci travolgono?
Tornare alla normalità o cambiare quella normalità?
Vogliamo continuare ad essere il problema o tentare di risolverlo?
Dobbiamo solo scegliere da che parte stare per decidere se ammazzare o costruire un futuro che comunque spetta di diritto alle prossime generazioni.

 

Per contattare Danilo Zanni, è possibile scrivergli all'indirizzo: zannid@gmail.com