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«Non c'è nessuno così grande come chi non cerca di realizzare niente» scriveva Fukuoka nel suo “La rivoluzione del filo di paglia”, un libro imprescindibile per chiunque intenda approcciarsi all’agricoltura naturale. Devono aver condiviso lo stesso pensiero Pierluigi, Piergiorgio e Ylenia quando hanno cercato un nome per il loro progetto agricolo, trovandolo in “Piccoli Piccoli”. Un nome che è un condensato di umiltà e tenerezza e rispecchia perfettamente questi tre ragazzi, il loro approccio verso il mondo e la terra: «Cercavamo un nome ma non ci veniva niente di convincente. Poi ci siamo concentrati sulle nostre sensazioni, su come ci sentiamo e come vogliamo essere quando ci approcciamo alla terra. È stato spontaneo: Piccoli Piccoli. Perché così ci sentiamo, anche nelle difficoltà: ti bruciano la terra, ti diserbano il campo, non riesci a vendere il vino…insomma, ci sentiamo piccoli piccoli e così siamo noi» dice Piergiorgio.
Siamo a Roccaforzata, in contrada Serrabaruzzi, ai piedi di una lieve altura dove si trova uno dei vigneti dell’azienda di Uva Malvasia bianca di Candia, vitigno a bacca bianca, di probabile origine greca. Una zona di antichi culti contadini, vicinissima alla cappella della “Madonna della Camera”, dove si svolge una festa lunare di origine arcaica.
L’area è storicamente votata alla viticoltura e quando chiediamo come reagisce il territorio a queste tecniche non convenzionali, ci rispondono: «Il territorio reagisce bene nella sua composizione non agricola, i consumatori ci apprezzano. Gli agricoltori invece continuano a non capire, guardano con sospetto il campo inerbito. Ed è vero che la produzione con queste tecniche si abbassa, ma è il solito discorso: o pensare solo a salvaguardare la monocoltura (che sia vigneto, oliveto o altro) o pensare nell’insieme, guadagnando in qualità, in benessere individuale, salute, ambiente».
Il progetto nasce dalla volontà di 3 amici: Piergiorgio che per passione negli anni si è avvicinato all'agricoltura organica e rigenerativa, Pierluigi che possiede le terre e un’esperienza empirica poiché ha respirato campagna da sempre e Ylenia, che invece si occupa dell’amministrazione e della comunicazione. «Ogni anno cresciamo di più. Adesso per esempio stiamo riproducendo da soli i semi per il sovescio, in modo da chiudere sempre più il ciclo in autonomia».
In tutto i vigneti gestiti da Piccoli Piccoli non arrivano ad un ettaro e mezzo. Il loro vigneto svetta come un’isola verde in mezzo a campi con terra nuda. Un terreno in cui si cercano di mantenere e migliorare la fertilità e la microbiologica attraverso semina di sovescio con miscuglio, inerbimento del perimetro con piante mellifere, sfalcio. L’acqua è solo quella che viene dal cielo: «Abbiamo scelto di non irrigare. Questo ovviamente ci fa produrre di meno, ma non importa; l’acqua è una risorsa preziosa che va preservata – racconta Pierluigi – se fai una vinificazione di qualità però equilibri il tutto perché dai più valore al prodotto e non hai bisogno della quantità». La storia di Piccoli Piccoli è una storia semplice, fatta di (piccole) cose sensate e messe in riga. Ma è di questo che i tempi hanno bisogno: non di supereroi ma di persone piccole che con il loro piccolo lavoro fanno sperare in un futuro più grande per tutti.
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