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Lenticchia di Soleto

 

A Soleto, comune della Grecìa Salentina, ci imbattiamo in una varietà locale che evoca antiche suggestioni. Questo piccolo paese incastonato nell'entroterra è stato prima un importante sito neolitico, poi un florido centro messapico, che venne distrutto dopo la conquista romana del Salento seguita alle guerre contro Annibale. Conserva ancora tracce di questo periodo nelle antiche mura. Nel 2003 venne ritrovata qui la cosiddetta “Mappa di Soleto”, la più antica mappa del mondo occidentale, risalente al V sec a.C. che testimonia gli antichi rapporti e collegamenti tra i popoli degli Iapigi, dei Messapi e dei Greci.

Durante il medioevo fu un rigoglioso centro economico e culturale che esercitò la sua influenza su molti comuni limitrofi. Risale a quest'epoca il Campanile (Guglia di Raimondello Orsini del Balzo) in pietra leccese completato nel 1397. La leggenda lega questa costruzione ad un personaggio straordinario ed enigmatico: Matteo Tafuri “Il Sapiente” (Soleto 1492 – 1584), grandissimo studioso di lettere latine e greche, di medicina, filosofia, astrologia, fisiognomica e alchimia.

È curioso che Soleto sia legato proprio alla lenticchia, dato che con essa condivide gli echi di un passato veramente remoto. Ma la Lenticchia di Soleto ha una particolarità tutta sua: in realtà non è una lenticchia, ma una Veccia del genere Vicia al quale appartengono circa 140 specie. La Veccia, come la Lenticchia, è uno tra i più antichi legumi domesticati dall'uomo. Rientra tra le principali coltivazioni preistoriche della Mezzaluna Fertile, dove è nata l'agricoltura circa 10.000 anni fa. Storicamente la Veccia è stata utilizzata quasi sempre come foraggio per gli animali, raramente per l'alimentazione umana.

Come scrive il dott. Gino L. Dimitri in un suo articolo : “gli agricoltori soletani vantano nella fattispecie della loro lenticchia una superiorità varietale dovuta alla maggiore dimensione dei semi, alla maggiore quantità di essi nel baccello e alla maggiore gustosità alimentare. Ma sta di fatto che non si tratta di una lenticchia, bensì di una particolare veccia che per secoli le popolazioni del territorio soletano hanno probabilmente prima raccolto allo stato spontaneo e con modalità erratiche di ricerca, poi iniziato a coltivare sistematicamente tipicizzandole secondo modalità che, ad esempio, in altri paesi del Salento riguardano la raccolta e la coltivazione dei semi di astragali (Astragalus membranaceus) che vengono cotti in pignatta similmente a tutti gli altri legumi di origine orticola. (...) Al sapore questo legume è dolce e delicato, con tempi di cottura molto brevi (non più di 20 minuti in pentola a pressione) e consistenza che non inficia la masticabilità: si scioglie cremoso in bocca”.

Anche i ricercatori dell'Orto Botanico di Lecce hanno confermato quest'appartenenza varietale. Questa particolarità di certo non toglie fascino alla Lenticchia di Soleto, anzi ne aggiunge altro, perché testimonia il secolare lavoro di selezione dei contadini di quest'area della Grecìa Salentina. Grazie al lavoro di alcune aziende agricole che stanno recuperando la coltivazione di questo legume, siamo fiduciosi di poterla presto trovare in commercio e magari gustarla in qualche trattoria locale.  

"Lenticchia: la ventre se spannicchia" - Lenticchia: la pancia si riempie

 

Francesca Casaluci © All rights reserved Salento Km0 2017



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