Precious Plastic Salento: il progetto che fa rivivere la plastica

Ci sono tante cose che quotidianamente ci raccontiamo o ci sentiamo raccontare, sull’ambiente. Alcune di queste riguardano la plastica, la sua produzione e il suo utilizzo, la possibilità di riciclarla e l’invasione che ha fatto nelle nostre vite, oltre che nelle nostre terre e nei nostri mari.

Ci diciamo spesso che ne utilizziamo troppa. Ci rassereniamo se la ricicliamo e così ci assolviamo in parte dal non riuscire a fare a meno dell’acqua imbottigliata in plastica, ad esempio. Ma in fondo sappiamo tutti che né individualmente, né collettivamente stiamo risolvendo il problema. Anzi, ogni minuto che passa lo stiamo alimentando: la plastica è un po’ il simbolo degli errori atavici del nostro stile di vita generato dal capitalismo.

Eppure a volte accade che proprio quando sembra non esserci soluzione arrivino proposte pionieristiche che, se applicate su larga scala, forse potrebbero davvero invertire la rotta. Una di queste si chiama Precious Plastic Salento, ed è nata da qualche mese nella nostra terra, ospite delle Manifatture Knos di Lecce. E’ un progetto che riprende un’invenzione olandese open source – cioè utilizzabile da tutti, un brevetto «aperto» - e ha appena avviato un crowdfunding, cioè una raccolta fondi per l’acquisto dei materiali necessari per costruire quattro macchinari che faranno rivivere la plastica, trasformandola appunto da oggetto usa e getta a materiale prezioso. Cos’è questo progetto ce lo spiegano Alice, Daniela e Simona, tre delle sette persone che si sono unite per questo obiettivo fondando l’associazione di volontariato Mobius Circle, che gestisce il progetto.

«Precious Plastic» è il nome ideato da un giovane designer olandese, Dave Hakkens, e consiste in una serie di macchine per il riciclo artigianale della plastica su piccola scala. Molti oggetti della nostra vita quotidiana, dalle bottiglie ai flaconi, possono essere introdotte in questi piccoli macchinari e restituiti alla vita, diventando oggetti di design o di riutilizzo pratico, in ogni caso oggetti durevoli. È un progetto quindi che va molto oltre il riciclo, che risolve solo in minima parte il problema ecologico. Queste macchine sono: il trituratore, la macchina principale che trita la plastica e la riduce in scaglie, e che può essere a manovella o elettrico; l’estrusore, l’iniettore e il compressore, ognuno di essi addetto a una lavorazione diversa delle scaglie, per poter avere il materiale fuso modellabile.

Il progetto originario ha avuto successo come forma indipendente di recupero del materiale residuo, soprattutto laddove poteva sostituire le carenze delle istituzioni: è stato applicato nei paesi in via di sviluppo come progetto di comunità, condotto in particolare dal gruppo di Eindhoven di cui fa parte l’ideatore Hakkens. Nei paesi occidentali come l’Italia invece, la situazione è diversa. Esistendo già una gestione strutturata del ciclo e del riciclo dei rifiuti solidi urbani - sebbene non sempre virtuosa come sappiamo - esistono di conseguenza leggi e burocrazie che rendono difficile immaginare l’immediata applicazione di questo processo di recupero: installare questi macchinari in un quartiere o in un paese, in modo che i cittadini possano conferire direttamente la plastica e riutilizzarla sul posto come materiale per produrre oggetti durevoli sarebbe la cosa migliore - rifiuti zero, kilometro zero e nuova economia artigianale. Ma occorre arrivarci.

«Per ora» dice Daniela «possiamo solo immaginare degli scambi, dei doni di plastica da riciclare che i cittadini possono fare a noi per iniziare a produrre degli oggetti, e accanto a questo lavorare per sensibilizzare sia i singoli che le comunità. Sarebbe possibile ad esempio avviare delle piccole officine nei condomini, o in zone di prossimità, oppure carrettini itineranti che raccolgono la plastica, ma sempre come iniziativa una tantum, perché una raccolta strutturale deve sempre passare dalla collaborazione con le istituzioni. Nel frattempo però, abbiamo bisogno che la raccolta fondi vada avanti e ci dia la possibilità di realizzare gli altri macchinari, in modo da poter iniziare le dimostrazioni e la sensibilizzazione (per ora Precious Plastic Salento ha solo il trituratore, ndr). Abbiamo intenzione di iniziare con i laboratori sociali e le installazioni in luoghi pubblici, e chiederemo la collaborazione di gruppi d’acquisto solidali e negozi per accogliere i prodotti e portare avanti la cultura plastic free. Questo anche perché oltre al riutilizzo, occorre lavorare all’altra importante questione: quella della riduzione a monte degli imballaggi di plastica».

Precious Plastic Salento, infatti, ha un progetto gemello complementare portato avanti dallo stesso gruppo: il progetto Plastic Detox, che ha l’obiettivo di sostituire gli imballi (bottiglie, flaconi, involucri di plastica) attraverso l’individuazione di produttori e fornitori con cui lavorare in sinergia per la vendita di prodotti «disimballati». Si tratta di soluzioni ancora poco note ma esistenti e che favorirebbero l’immissione sul mercato sia di pratiche di commercio diverse, sia di prodotti a cui siamo poco abituati - come ad esempio il dentifricio in compresse o prodotti sostituitivi di quelli normalmente prodotti in plastica, come la loofa, una spugna naturale che può sostituire le spugne convenzionali.

Un mantra storico degli ecologisti è quello delle 4 erre per salvare l’ambiente: ricicla, riusa, riduci, recupera. Oggi la nostra società è riuscita a fatica ad avviare solo la prima erre, cioè il riciclo dei rifiuti. Ma ci siamo accorti ormai che questo da solo non può assolvere all’impegno di liberare il mondo dai rifiuti prodotti dal consumismo. Progetti come Plastic Precious Salento lavorano appunto per andare in profondità e applicare anche le altre 3 erre: riutilizzare la plastica fermando la sua riduzione in rifiuto, lavorare per evitare la produzione a monte attraverso il disimballaggio, permettere il recupero proponendo forme anche economiche e lavorative di riconversione della produzione inquinante - che si basa, lo ricordiamo, sul petrolio, materia prima da cui nasce la plastica. Per questo motivo, Plastic Precious Salento ha bisogno di tutti noi.

Possiamo dare una mano al progetto partecipando alla raccolta fondi QUI

Possiamo contattare il gruppo responsabile per proporre collaborazioni, partecipazioni ad eventi e progettazioni comuni qui: info@preciousplastic.it, 351 987 1636

Possiamo infine seguire la sua crescita attraverso il suo sito e i suoi canali social:

https://preciousplasticsalento.it/

https://www.facebook.com/preciousplasticsalento/

https://www.instagram.com/preciousplasticsalento/

 

Gianluca Ricciato