Gasdotto TAP: chiediamo chiarezza sull'esistenza di penali

In questi giorni, l’Associazione Salento Km0, con altri soggetti privati e del terzo settore, ha inviato via pec rispettivamente ai Ministeri Ambiente, Affari Esteri, Sviluppo Economico, Ministro per il Sud, quattro istanze di "accesso generalizzato" (c.d. "FOIA"). Tale richieste, promosse dal Prof. Michele Carducci, ordinario di Diritto Costituzionale comparato presso l’Università del Salento, hanno lo scopo di fare chiarezza sulle notizie diramate da vari organi stampa circa costi e penali che lo Stato Italiano dovrebbe sopportare in caso di uno stop al Gasdotto TAP.

In particolare si fa riferimento a informazioni riportate sulla stampa fra cui "Il Sole 24 Ore, edizione mobile" del 26 luglio 2018 (articolo a firma di Gerardo Pelosi), con il titolo "La rinuncia a realizzare il gasdotto Tap può costare all’Italia almeno 40 miliardi", e il "Nuovo Quotidiano di Puglia", edizione di Lecce, del 26 luglio 2018, articolo dal titolo "L'addio a Tap costa troppo, da 40 a 70 miliardi. Governo, lo stop in salita", circa il computo dei "costi di abbandono", da parte dell'Italia, del progetto di gasdotto denominato TAP, quantificati, secondo i dati riportati nei citati quotidiani, in 70 miliardi, per fonte della società SOCAR, o 40 miliardi, per stime del Governo italiano, nella struttura del Ministero dello Sviluppo Economico,

La nostra Associazione e gli altri richiedenti credono che sia doveroso far luce sulla esistenza di "clausole penali" a favore della Società multinazionale TAP, titolare della realizzazione dell'opera, e di conseguenti "contenziosi contrattuali" con il Governo Italiano, in quanto tali notizie sembrano voler porre una pietra tombale sul blocco di questa grande opera; anche perché l'Accordo trilaterale fra Italia, Albania e Grecia, ratificato nel 2013 per aprire le porte a TAP, nulla dice in merito.

Giova ricordare che tale opera impatta negativamente sull'intero ecosistema del Salento, mettendo a rischio non solo la salute e l’incolumità della popolazione, ma anche la sostenibilità socio-ambientale dei territori. Si tratta di un progetto anacronistico dal punto di vista energetico e illegittimo in termini di "giustizia climatica", giacché non consentirà il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul Clima del 2015, vincolanti per Italia e Unione europea, non si fa carico del Parere del Comitato economico e sociale europeo appunto sulla "giustizia climatica" (2018/C 081/04) per il superamento delle fonti fossili, è stato realizzando senza implementare la Convenzione di Aarhus sulla c.d. "democrazia ambientale" (negando il coinvolgimento deliberativo della popolazione), come invece previsto dal Regolamento UE n. 347/2013.

I destinatari della c.d. "FOIA" sono obbligati a rispondere per legge entro e non oltre 30 giorni. In caso di mancata risposta, si promuoverà un reclamo al referente ministeriale anticorruzione, il quale non potrà non rispondere.

Si tratta della prima "FOIA" collettiva di contenuto climatico promossa in Italia (in Francia e USA sono frequentissime e tutte correttamente evase). In ogni caso, si tratta di un'azione utile a "stanare" omissioni e contraddizioni, a tutela di tutti noi cittadini. Gli esiti di tale richiesta potranno supportare un eventuale futuro contenzioso internazionale.

La cittadinanza attiva ha scelto di mettere con le spalle al muro i responsabili di quelle che sembrano essere delle mistificazioni mediatiche atte a scoraggiare la popolazione e i comitati in difesa del territorio sull’inesorabilità dell’opera.

La nostra Associazione sostiene fortemente tale iniziativa e si prodigherà fino in fondo per fare giustizia su tutte le vicende, come quella del gasdotto, che stanno vessando i cittadini e i territori su cui vivono.

Per maggiori approfondimenti: https://www.notap.it/2018/08/03/presunte-penali-a-tap-cittadini-e-associazioni-chiedono-chiarimenti-al-governo/