Carota di Tiggiano: quando un'antica varietà incontra la devozione

Tra biodiversità e devozione popolare: la Carota giallo viola di Tiggiano, un prodotto unico

I prodotti della terra non sono solo elementi essenziali per la nostra sopravvivenza, ma racchiudono molteplici significati di carattere sociale, culturale, religioso, economico, politico. Essi sono a tutti gli effetti elementi culturali determinati storicamente che si iscrivono pienamente nell’ambito del patrimonio materiale e immateriale di una società. É questo il caso della Carota giallo - viola di Tiggiano o Pestanaca di Sant'Ippazio, un'antica varietà locale di carota coltivata nei territori di Tiggiano e di Tricase, nella provincia di Lecce.

INDICE:

1 - La Pestanaca di Tiggiano e il Santo venuto dall'Oriente

2 - La Carota giallo viola e i rituali di fertilità

3 - La devozione popolare e la Carota giallo-viola

 

 

La Pestanaca di Tiggiano e il Santo venuto dall'Oriente

La Pestanaca di Sant'Ippazio è una varietà sopravvissuta alla scomparsa1 grazie al legame che da sempre ha avuto con la devozione popolare verso Sant'Ippazio, santo orientale di cui porta il nome. La Pestanaca infatti è venduta ab immemorabili durante la fiera del 19 Gennaio (festa di Sant'Ippazio) che coincide con il periodo in cui l'ortaggio arriva a maturazione. Sulla figura di Sant'Ippazio non si sa molto. Il suo culto fu molto diffuso nella Chiesa bizantina e giunse nell’Italia meridionale probabilmente con l'arrivo dei monaci basiliani intorno al IV sec. d. C. La caratteristica peculiare di questo Santo è che esso è ritenuto protettore della virilità e dell'apparato genitale maschile, benefico per l’ernia inguinale, in quanto ne fu egli stesso a lungo sofferente. È proprio questa caratteristica che ha favorito l'associazione della Pestanaca alla figura del Santo; associazione rafforzata dal fatto che insieme alla carota, durante la celebrazione, vengono vendute anche le giuggiole secche o caramellate. La carota, dalla forma fallica, e le giuggiole dalla forma sferica, rappresentano quindi chiari simboli che si associano al potere taumaturgico attribuito al Santo.

 

 

La Carota giallo-viola e i rituali di fertilità

Cerchiamo ora di capire meglio perché la Pestanaca e Sant'Ippazio si collocano all'interno di rituali atti a favorire la fertilità. Il ciclo delle celebrazioni religiose a cui è legata la Pestanaca, non solo coincide, come si è detto, con la maturazione della stessa, ma si inscrive all'interno di un periodo molto importante per il calendario contadino, nel quale anticamente si cercava di propiziare e favorire le potenze della natura nel momento in cui queste stavano per risvegliarsi dalla morte apparente del periodo invernale, che precede la germogliazione e la "rinascita" della vegetazione.

A questi concetti di morte e rinascita si associa la festività di S. Ippazio, attraverso un forte simbolismo. In primo luogo le stesse caratteristiche taumaturgiche del Santo richiamano chiaramente il concetto di fertilità, ma a riprova di ciò, durante la festa, si può osservare un rituale che ha chiare valenze apotropaiche e propiziatrici. Prima della processione, i maschi del paese devono riuscire a sollevare, in corsa, un palo di legno lungo sette metri, dal peso e dalle dimensioni non indifferenti. Questo palo chiamato "stannardhu" reca in cima una palla di ghisa ed un mazzo di fiori. Chi se lo aggiudica (in seguito ad un'asta popolare), avanzando con il palo in mano, posto parallelamente al terreno, deve riuscire a porlo in maniera perpendicolare al suolo. Una volta issato, il devoto lo porterà in processione davanti alla statua del Santo, per tutto il percorso prestabilito. La buona riuscita di quest'operazione pregiudica la positività o la negatività dell'anno, la fertilità delle colture e le sorti della comunità.

Non bisogna dimenticare che la Pestanaca era il primo prodotto dell'anno ad arrivare sulle tavole e sulle bancarelle dalle fiere. L'attributo di primizia, unito alle sue caratteristiche morfologiche e il quadro concettuale in cui si inserisce, non fanno che rafforzare tutte le valenze precedentemente evidenziate, e chiariscono come mai questo ortaggio sia stato caricato di queste simbologie e associato al concetto di fertilità. La fiera che si svolge per Sant'Ippazio, era un tempo tenuta molto in considerazione, proprio perché la prima dell'anno, e rappresentava un importante momento di aggregazione e di socialità, nonché di commercio: in questa occasione venivano venduti animali, attrezzi agricoli, semi e prodotti della terra.

 

 

La devozione popolare e la Carota di Tiggiano

La caratteristica peculiare della Carota giallo-viola di Tiggiano, è che essa è sopravvissuta proprio grazie alla devozione popolare, che ha permesso che questo prodotto non scomparisse. Un legame, quello tra la Pestanaca e Sant'Ippazio, che si potrebbe definire simbiotico e che caratterizza il prodotto con una fortissima valenza identitaria. Gli abitanti di Tiggiano sono infatti molto legati alla Pestanaca (così come al Santo) e rivendicano fortemente la “proprietà” di questo prodotto proprio del loro territorio e appartenente alla storia del paese e di tutta la comunità.

La storia della Carota di Tiggiano dimostra ancora una volta che il cibo che mangiamo è in tutti i sensi un prodotto culturale, veicolo di significati che superano quello strettamente alimentare. Per questo motivo, salvare antiche varietà dall'estinzione significa in primo luogo salvaguardare la biodiversità, ma anche tecniche e prodotti che sono il risultato di secoli di osservazione e di selezione indirizzati all'ottenimento dei migliori risultati in uno specifico territorio e in specifiche situazioni pedoclimatiche e antropiche. Nondimeno, significa recuperare rapporti culturali e sociali che in alcuni prodotti della terra hanno trovato espressione simbolica.

I prodotti alimentari trasmettono quindi specifiche identità, sono depositari di significati materiali e immateriali, che non possono essere veramente compresi se li si separa dalla cultura a cui fanno riferimento. Per questo motivo la salvaguardia di varietà antiche passa anche dalla tutela di pratiche e modi di vivere tradizionali espressi in un determinato territorio.

 

Francesca Casaluci

 

[1] Gli ecotipi locali hanno subito processi di erosione a causa di dinamiche economiche che hanno imposto, all'incirca dagli anni '50, in seguito alla cosiddetta Rivoluzione Verde, colture maggiormente redditizie e adatte alle esigenze della commercializzazione su vasta scala; questo a scapito delle varietà locali selezionate attraverso i secoli dall'esperienza dei contadini.

 

© All rights reserved Salento Km0 2021