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Fichi del Salento

 

Il fico, in tempi non lontani, dominava il paesaggio agrario dell’antica Terra d’Otranto; numerosi ed estesi ficheti permettevano una produzione copiosa di fichi freschi e secchi. Il loro commercio rappresentava un’economia floridissima, seconda solo alla produzione di olio e vino. Una coltura così importante ha influenzato profondamente anche la cultura popolare.

Il ciclo vitale del fico era scandito da stazioni calendariali che, per facilitarne la memoria e la trasmissione, la cultura popolare faceva coincidere con festività religiose. Si ritrovano dunque numerosi modi di dire che passano in rassegna i periodi salenti del ciclo del fico, che coincidono con Pasqua, sant’Antonio, san Vito, san Pietro, sant’Anna, san Giacomo, san Lorenzo e san Francesco.

Albero consacrato alla dea Hathor dagli Egizi, a Dioniso dai Greci e a Marte dai Romani, il fico è stato un elemento importantissimo nell’alimentazione del passato. Seneca, nelle epistole morali a Lucilio, scrive : "Questo viaggio mi ha insegnato quante cose inutili abbiamo e come sarebbe facile rinunziarvi (...) dormo su un materasso messo a terra (....) il pranzo è ridotto al minimo indispensabile e pronto in un'ora, non mancano mai i fichi secchi, (...), se ho pane fanno da companatico, se non ce l'ho da pane". Lo stesso valeva per i contadini e braccianti del Salento fino a pochi decenni fa, che spesso pranzavano con una “poscia de fiche”: qualche fico secco portato in tasca. Ad Otranto ritroviamo il fico nel mosaico pavimentale della Cattedrale (XII sec.), raffigurato come l’Albero del Bene e del Male, di cui Adamo ed Eva mangiano il frutto. Anche Michelangelo lo raffigurò così sulla volta della Cappella Sistina.

Per quanto riguarda le varietà, queste sono numerosissime: nel 1909 Ferdinando Vallese ne indica circa novanta per la sola Terra d’Otranto. Ve ne sono di unifere (che producono solo fòrniti) e bifere (che producono fòrniti e fioroni). Negli ultimi anni, quasi cento varietà locali sono state recuperate e censite dal biologo Francesco Minonne (vedi azienda Ruralia); si possono ammirare in occasione di diverse mostre pomologiche che negli ultimi anni vengono allestite all’interno di eventi come la “Notte Verde” di Castiglione d’Otranto.  

"Se nu chiove de sant’Anna, fiche nu ne sicchi sulla canna" -  Se non piove per Sant’Anna (26 luglio), non secchi fichi sui “cannizzi”

 

Francesca Casaluci © All rights reserved Salento Km0 2017



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